La Chiesa di Croce.
“Chiesa povera, fabbricata dopo la terribile alluvione del 1724, che aveva travolto nei gorghi del fiume, la precedente. Resistette per parecchi mesi ferita e torturata dalle granate, che seminarono la distruzione, ora non restano in piedi che alcuni muri cadenti: il campanile è demolito. Anche qui fu distrutto un presunto Callido. Archivio, argenteria e paramenti di maggior conto furono a tempo salvati” (Andrea Giacinto Longhin Vescovo di Treviso O. M. C., Le Chiese della mia Diocesi martoriate, Istituto Veneto di arti grafiche Venezia). Per Callido s’intende l’organo della chiesa.




Caposaldo Cà Gradenigo.


Stazione del treno di Fossalta di Piave.








Casa Franceschini.
Nella notte dal 15 al 16 (giugno 1918) era arrivata la Brigata Sassari ed erano arrivati i bersaglieri ciclisti. Avevano lasciato le biciclette in un campo, i bersaglieri ciclisti, ed erano accorsi con noi sulla Fossetta. Alle 13 giunse l’ordine di attaccare, tutti! La Sassari, sulla nostra sinistra, aveva iniziato il movimento ed aveva già fatto un migliaio di prigionieri. La notizia ci aveva elettrizzati e rianimati. “Avanti, avanti!” Si urlava dappertutto. Tutta la linea si era mossa, erano state passate a gruppetti le passerelle sulla Fossetta e, al di là, contro la siepe della strada, ci si era riordinati per l’assalto. Il nemico tirava sulla strada. Mi era caduto vicino il sottotenente Facchin, il nostro Aiutante Maggiore, colpito da una pallottola al ventre; era stato portato via. Ci eravamo scagliati avanti, nei campi, in un’atmosfera eroica. Presto era incominciata la musica infernale delle fucilate. Il mio bravo maresciallo Bresciani portava in corsa, sostenuta da un’armatura di cuoio da lui inventata, la sua mitragliatrice, la sua bella “Iolanda”, urlando e sparando. Gli ero vicino; ad un tratto era caduto sulla mitragliatrice, colpito a morte, contemporaneamente avevo sentito trafiggermi la spalla destra. Mi si era rimescolato il sangue e mi si era ottenebrata la vista, ma per pochi istanti; passata la pistola nella mano sinistra e cacciata la destra nell’accollatura della giubba, per premere sulla ferita, avevo urlato: “Avanti”. Dicono che fossi orribilmente impalidito. Dopo pochi passi, una scarica di mitragliatrice, vicinissima, mi aveva colpito ancora, alla testa, e mi aveva abbattuto. E poi? Il mio attendente mi era caduto addosso nel soccorermi, ferito da una pallottola esplosiva al braccio destro. Il mio valoroso portaordini, il bersagliere Zucchi, investito dalla stessa scarica di mitragliatrice, nonostante avesse la mano a brandelli, era corso a cercare una barella sul campo, sotto l’ira furibonda del nemico che, vedendosi ricacciare, sarava terribilmente. La riportò per la mia salvezza. Intanto ero stato trascinato una ventina di metri indietro e messo al riparo in un fosso pieno d’acqua. Mi era stata tamponata alla meglio la violenta emorragia provocata dalla ferita alla testa. Diminuito il fuoco del nemico Bautti, Dalena, Farina e Lalli mi avevano trasportato al posto di medicazione, dal nostro bravo Sandrone che, precipitandosi su di me, mi fasciò velocemente per poi spedirmi immediatamente al più prossimo ospedaletto da campo. Eccomi là, fra centinaia di feriti distesi in un grande cortile, assistito amorosamente dalmio bravo portaordini Fratoni che, con le lacrime agli occhi, mi chiede: “Mi riconosce, signor capitano?”. Dopo un’interminabile ora di attesa vengo trasportato nella sala di operazione… Mi mettono a letto ma non vi resto: ho bisogno di sapere come va la battaglia, ho bisogno di sapere se nell’ospedale vi sono dei miei bersalgieri feriti… Eccone uno: “Ah, sei tu Munari, quello che strappò una mitragliatrice nemica a Caposile?”… Racconta: “Ho preso una pallottola esplosiva in faccia e non ci vedo più; mi sento l’occhio in una sola orbita. Forse ho perso la vista per sempre, ma non mi avvilisco perchè ho fatto scappare quei porci. Fu sulla passerella della Fossetta che mi beccarono. A carponi rifeci la passerella, e, orientandomi a memoria mi diressi, da solo, al posto di medicazione…”. (Ludovico Lommi, Da Bersalgiere ad Ardito, nascita vita e vicende del XXIII Reparto d’Assalto, prefazione di Paolo Volpato, Itinera progetti).














Fonti: gran parte delle foto utilizzate per fare il “then and now” di casa Franceschini sono tratte dal libro Through Harvey’s eyes – Con gli occhi di Harvey, Edizione Saisera. L’autore delle foto è stato lo statunitense Harvey Ladew Williams

Altri particolari di casa Franceschini visibili solamente all’interno della struttura vedono una ventagliata di mitragliatrice d’aereo sul muro del fienile sopra la stalla con ingresso dal tetto. I fori di notevole diametro hanno interessato anche due dei sostegni in ferro delle capriate della copertura. L’episodio potrebbe essere collocato negli anni del secondo conflitto mondiale. Si narra che gli aerei americani spesso, a bassa quota, prendessero di mira con le loro mitragliatrici i contadini che lavoravano nei campi.


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