La storia di Ada – di Anna Maria Bardellotto

Ada Aldrigo era figlia di Anna Cesira Dolce – una camiciaia sandonatese doc – e di Luigi Aldrigo un fornaio discendente da una famiglia di piccoli possidenti terrieri di Monselice che aveva svenduto le proprie terre, giusto la generazione precedente alla sua.
Rimasta orfana di padre all’età di 11 anni, come le sorelle e tante ragazze del suo tempo Ada inizia presto a lavorare nella realtà cittadina e, tra le varie esperienze, rimane una sua foto della stagione presso il tabacchificio.

Tabacchificio di San Donà di Piave. L’ultima ragazza a destra è Ada Aldrigo

Una bellezza particolare la sua: mediterranea nel colore dei capelli, degli occhi e della carnagione, nordica nel fisico alto, snello, longilineo con un portamento naturalmente elegante che le varrà la proposta di fare l’indossatrice.Ma lei e la madre sono persone concrete e sagge, sanno che non basta avere un lavoro qualsiasi, la cosa migliore è imparare un mestiere. In mancanza dello studio, solo la padronanza di un’attività avrebbe permesso ad una donna di lavorare ovunque e indipendentemente dalla situazione in cui si sarebbe trovata a vivere.


Lo sa bene Cesira che per seguire quel matto del marito, bravo panettiere ma certamente volubile e imprevedibile, aveva tante volte cambiato città. Il rituale era sempre lo stesso: Luigi si licenziava, spariva per qualche giorno poi tornava con un carro sul quale caricava masserizie, moglie, figlie e figli e via: Padova, Bassano e altre città del Veneto dove aveva nel frattempo trovato un lavoro e una casa. In famiglia pertanto si alternavano momenti di benessere ad altri di ristrettezze. Quante case aveva cambiato Cesira! Solo le sue abilità di massaia e di camiciaia per uomo le avevano permesso di integrare il salario mai certo del marito e di venire a contatto con tante brave persone, come era solita dire.
Puntualmente però, per ogni parto, la famiglia Aldrigo tornava a S. Donà. E così anche Ada nacque in questa città, il 19 luglio 1935, sesta di otto fratelli.
Chissà se è per caso o per scelta che lei inizia il suo praticantato come parrucchiera in un negozio del centro cittadino, certo è che impara svelta e il suo carattere allegro ed estroverso dalla battuta spiritosa, i suoi modi gentili, le procurano l’occasione di lavorare a Treviso.
Il negozio è vicino al teatro della città e forse è tra queste clienti che incontra la proprietaria di un salone di Longarone che le propone un lavoro di maggiore responsabilità nel suo negozio “Chez Madame”.
Probabilmente alla saggezza della madre, Ada unisce lo spirito avventuroso del padre poiché, a soli vent’anni, si trasferisce a Longarone dove si inserisce facilmente nella vita vivace della cittadina, già meta turistica rinomata e crocevia di strade che conducevano e conducono a splendidi valli e alte cime, nonché a Cortina D’Ampezzo.

Foto tratta dal seguente link: http://temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/prima-del-vajont/?photo=3

La “piccola Milano” del Bellunese, adagiata nella confluenza di quattro valli vantava, oltre al turismo, fabbriche importanti come quella della birra a Roggia, lo stabilimento della Faesite a Faè e il cartonificio a Vajont. Non un paese di montagna dunque, ma quasi una città con la strada principale abbellita da palazzi affrescati, ville, giardini e statue dove una ragazza giovane e allegra sarebbe stata bene.

Scrive che è contenta, che le piace il paesaggio e l’aria pura, che ha amici e amiche, che ha conosciuto Gino D’Alberto originario di Sanzan, una piccola frazione di Feltre.
Ma le sorelle vogliono sapere di più, allora lei racconta che Gino proviene da una famiglia semplice, il padre è muratore e la madre casalinga; che è intelligente e particolarmente portato per lo studio tanto che un suo insegnante (don Giulio Gaio – rettore del santuario S. Vittore e Corona a pochi km da Feltre) lo aveva fatto studiare in seminario. Dopo la maturità aveva lavorato per mantenersi agli studi all’Università di Padova che raggiungeva, per risparmiare, in bicicletta. Si è laureato in ingegneria chimica e adesso lavora presso una grossa azienda di legname – la Faesite – come chimico. Ha messo a punto per l’azienda dei prodotti che vendono bene e a breve diventerà socio-amministratore. Un bravo ragazzo insomma, che stessero tranquille.
E Gino di lei si innamora e le chiede di sposarlo e Ada, felice, accetta.
Celebrano il matrimonio a San Dona’ e anche lei come le sorelle lo farà presso la chiesetta dell’asilo S. Luigi. Abito bianco stretto in vita, come detta la moda di quegli anni, e cappotto bianco perché è inverno.
Vanno ad abitare in centro, lungo la via principale.
Per chi vuole andarla a trovare è facile arrivarci: partendo dalla chiesa, a destra, appena dopo la prima curva e di fronte all’ Hotel Marina, c’è una rampa di scale che porta ad un terrazzo che si affaccia sulla via, lì c’è la porta d’ingresso. Nella piccola entrata, a sinistra c’è la porta della cucina con un bagno dai sanitari tutti bianchi e un’altra porta che dà sul retro, anche lì una piccola terrazza e alcuni gradini che salgono per un po’ lungo la montagna. A destra la sala spaziosa con un divano da dove guardare i video muti proiettati sul muro da una cinepresa. Nel mezzo un corridoio per la zona notte e qui un altro bagno, ma con i sanitari neri e la lavatrice. Una casa lussuosa per l’epoca. Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 quando molte strade sono ancora bianche, non in tutte le case c’è la corrente elettrica e in molte, soprattutto nelle campagne, il bagno è ancora un casotto in fondo all’orto.

E’ in questa casa che il 10 maggio 1962 nasce la piccola Giuliana.
Sembra che tutto vada per il meglio per Ada e per la sua anziana madre che, dopo aver perso due figli e il marito, finalmente sembra avere trovato una certa serenità vicino al figlio Giovanni, l’unico maschio.
E’ vero, tranne una, le figlie sono tutte distanti: Sydney, Milano, Treviso, Longarone, ma sono tutte sposate, felici, scrivono e vengono a trovarla in particolare per le fiere… verranno anche quell’anno: il 1963. L’ultimo per Ada.

Longarone dopo il disastro della frana del Vajont. Foto tratta da internet

Il corpo di Ada sarà ritrovato quasi subito, ancora intatto; per Gino bisognerà aspettare un mese; la piccola Giuliana verrà cercata per anni dai nonni tra i sopravvissuti, inutilmente.

La diga del Vajont come si presenta oggi ripresa da paese di Longarone

… Uno speciale ringraziamento va alla nipote di Ada, Anna Maria Bardellotto figlia di Clara Aldrigo.

Anna Maria Bardelotto

Per consultare le vittime e la storia della frana del Vajont consiglio la visione del seguente link: http://temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/

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